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La Passione secondo Matteo
in E. Vittorini (diretta da), “Il Politecnico. Rivista di cultura contemporanea”, settembre 1947 |
"La passione secondo Matteo" ha intitolato Emilio Tadini questo poemetto, al quale una Commissione formata da Eugenio Montale, Carlo Muscetta e Sergio Solmi ha attribuito - ex aequo con une raccolta di liriche di Antonio Rinaldi - il premio di poesia Renato Serra. Ma è anche un po' sempre la storia delle speranze umane deluse eppure ritrovate nella lotta contro l'ipocrisia e l’oppressione, nella rivolta dell'uomo contro la propria ipocrisia e la propria volontà di oppressione. E questa storia troviamo qui espressa con accento insolitamente vigoroso che meglio ci fa sentire le intenzioni, della giovane poesia italiana, e coma esse si allontani dalle ricerche di pure sintassi espressive che preoccupavano i poeti delle passata generazione. Qui potremmo riferirci a testi precisi anche stranieri, che indubitabilmente contribuiscono e questo nuovo orientamento generale, Ci preme di segnalare piuttosto che, a prescindere da qualunque influenze estranea, è possibile qui avvertire come si vada incontro ad una nuova maniera di colloquio tre poeta e lettore, ed una forma più aperta e nude di linguaggio che anche se non decisa e reagire del tutto all'analogismo e alla lirica pura, evidentemente non rinnega esperienze sociali più vaste ed accettate. M.R.
Emilio Tadini
La passione secondo Matteo
Dov’è adesso Cristo dov’è a rompere il cuore dei ricchi gli esitanti ed imbiancati sepolcri, ad abbracciare la gente piena di attesa e di speranza i poveri dai grandi occhi? Forse sulla riva di un lago forse corre sulla montagna si disseta in fretta ai pozzi bianchi inseguito e cercato come un rivoluzionario scava paesi e intere regioni con le parole che lascia le parole di vetro e d'oro le parole logiche.
Ma il calendario è già tutto passato nelle mani dell'angelo e i morti cominciano a tremare nelle tombe: su tutta la Palestina cade la Pasqua e la demenza. Gesù cammina verso Gerusalemme e il presente dolore verso le spade contate e la sicura amarrezza verso le fredde colonne della paura immobile che s'avvicina come un miraggio desertico come un branco d'oasi dentro la sera. I suoi piedi sono leggeri e profumati come quelli di un cervo spaventato (dovevate lasciare che il profumo si versasse senza parlare, egli è ancora con voi per poco, e poi non sarà, più con voi (dovevate tacere quando si rompeva l'alabastro senza pensare nemmeno ai poveri non dovevate dire niente perché il profumo era per la sua sepoltura).
Gesù ormai è in mezzo alle case e Giuda ha già parlato all'orecchio del sacerdote, è giunta la sera che Cristo conosce mentre gli undici compagni guardano senza sapere non hanno capito le sue parole e sono pieni di peccato e di ignoranza sono attenti come undici bambini ma non hanno capito le sue parole. Perché si sente nell'aria della notte il passo di tutti coloro che vengono a Gerusalemme perché dalle case lontane nella campagna vengono uomini donne e bambini con i loro cani con gli alberi secchi e il pane? Non vengono soltanto per la Pasqua questa sera è così dura e differente è così pronta per quello che deve accadere, senza vento è sorta la luna questa notte è così strana.
Perché non gridano i cani? Sulle finestre non c’è nessun rumore e la cella è quasi finita, egli dice le sue parole tremanti e gli undici compagni si stupiscono e si agitano come bambini senza sapere niente, le sue parole sono proprio come lacrime sono malinconiche e piene di rimpianto per la notte così silenziosa per la luna e la campagna per i compagni ignoranti e spaventati come undici alberi nel buio. Poi egli rompe il pane e lo dà ai suoi turbati commensali, pane e sangue rotolano dolcemente sul pavimento e sui muri della sala carne e vino si mescolano al silenzio. Essi prendono e mangiano la sua carne prendono e bevono il suo sangue, tutta la consolazione è consumata, ora bisogna che egli esca. Ora è solo.
Quegli ulivi aspettano da anni la luna è così leggera che smorza il rumore dei passi il cielo è curvo e ansioso dietro ogni pianta qui c'è solo silenzio ed attesa sull'erba si può stendersi e dormire perché la notte è così dolce che passa come un fiume ma senza rumore. Cristo è solo a lottare contro la roccia la carne sta diventando un regno enorme di un colore iridescente tra gli ulivi corrono bestie accese silenziose come i tetti pieni di luna e di dormienti, su ogni ramo c'è un rosso uccello che si contorce ed egli soffre come un uomo che ha fame e sete come un uomo pieno di ferite e di vento come un uomo solo. Ma lascia che gli undici compagni dormano stanchi come se fosse una notte da dormire lascia che tengano chiusi g1i occhi e i volti abbandonati sull'erba. Non li sveglia la notte è silenziosa la luna è bianca la lotta è consumata. La sua anima è triste fino alla morte.
Dalla parte della città arrivano voci e gatti inferociti arrivano persone con la faccia piena di sangue trascinandosi dietro catene e mostri senza gambe. Gesù l'aveva detto che era l'ora e mentre adesso gli undici si stirano nel fresco della notte arrivano dalla parte di Gerusalemme fuoco e grida arriva gente protesa e frettolosa, vengono con le spade e con le corde di ferro a incendiare le foglie più basse degli ulivi. Due labbra tremanti e indispensabili scatenano l'inferno un inferno soffocato e posato sull'erba come un globo di rosso cotone acceso un inferno con rumore di ferro e di passi un instabile inferno. Chi è stato a tagliare l'orecchio del servo? (Non dovevate muovervi soltanto guardare non dovevate dire neppure una parola perché bisogna che tutto si compia bisogna che tutto il tempo e il dolore passino esattamente bisogna che il sole muoia sfrigolando dove comincia il male che il mare sorga con i canti dell'aurora). Come scappano gli incendi sull'orizzonte sono tanto lontani che non si vedono più questa notte è taciturna, il vento lucida Gerusalemme e il Golgota.
Nella casa ci sono i sacerdoti enormemente contenti ma gravi e inquieti come gialle bruciature sulla carne di un uomo, fuori nel cortile c'è ancora la luna e il silenzio ci sono fulmini trattenuti a stento dalla mano dei bambini e soldati tutti bianchi. Dopo, Cristo verrà sulle nuvole del cielo, lo ha detto lui dentro la casa i sacerdoti saltano come topi impazziti finalmente gli dànno pugni e schiaffi sputano sulla sua faccia, la luna si copre, e Pietro ha detto di no tre volte canta il gallo nella primissima mattina il gallo canta come un vetro nell'acqua c'è un gallo fuori metallico e implacabile un gallo appollaiato non si sa dove ma lo si sente cantare dovunque è la tromba di un giudizio questo gallo terribile come il sangue congelato è un gallo freddo come l'argento come quest'alba. Pietro adesso si ricorda ed esce fuori e piange amaramente.
C'è ancora il sole? Nella mattina c'è un uomo impiccato, i contadini hanno posato la vanga e guardano il cielo per cercare il temporale, i carrettieri legano i cavalli davanti alle finestre: soltanto pochi uomini stanno in mezzo a un campo a lavorare, seppelliscono monete e mosche nel campo del vasaio seppelliscono le mani di Giuda.
Gesù è davanti a Pilato . Pilato è vestito come uno stupido vigliacco ha sulla fronte i giochi dei bambini più solitari le sue mani sono molli e nascoste, intorno a lui stanno sacerdoti e soldati distesi ai suoi piedi sonnecchiano i ricchi mercanti e tutti guardano Cristo Cristo è taciturno come il mare la genie sceglie Barabba. Pilato vuole che tutto sia finito, si lava le mani, ma nel catino non c'è niente si lava le mani come un pazzo nell'aria, i soldati prendono le lance, (L'avete detto, il suo sangue affogherà i vostri figli non ci sono abbastanza alberi per impiccarvi tutti ma il tempo è lungo quanti taglieranno la pietra dei vostri sepolcri).
Com’è rosso il suo mantello.
E tutto accade come doveva accadere, g]i. buttano sulla schiena vasi di dolore, rompono le sue ciglia con le fruste, ridono come se fosse un sogno con la medesima assenza.
Condannato Gesù è ora di andare, adesso la strada è piena di sole e di polvere e proprio adesso bisogna andare bisogna andare con trombe e tamburi che battono le ore al posto delle campane, i cani vengono dietro scalpitando come lupi i sacerdoti si accarezzano l'un l'altro le mani e chiudono tutte le porte con gesto premuroso, il sole affluisce da ogni strada . lo porta la gente con sé ed i paesi restano dentro al buio, la croce è sulle sue spalle e l'uomo che aiuta a portarla è stato costretto. Gesù soffre proprio come un uomo. e sente nelle orecchie un rumore come di ondate, quante volte è caduto, sulla faccia ha polvere e giardini, tutta Gerusalemme si muove lentamente tutti vanno sul Golgota per vedere l'esecuzione. Soltanto pochi sanno di quale sentenza.
Cristo è inchiodato sul legno di tutto il mondo con la buona compagnia dei due ladri compagnia buona c piena di silenzio compagnia di uomini picchiati e gementi. Sacerdoti e mercanti ballano sotto la croce ma il sole si copre e il cielo diventa di rame affumicato i vestiti di Cristo sono ai piedi della croce come imploranti fiori, il soldato prende la spada e comincia a stracciarli. Le labbra di Cristo bruciano come il carbone e dal basso gli buttano aceto e sassi. forse questa è la fine Cristo urla come una bestia stanca, i minuti passano come incubi schiacciati in fuga verso la luce forse è la fine Cristo urla come un uomo rovinato è la fine il cielo diventa acceso e forsennato non è ne giorno ne notte e non si vede più niente questa è proprio la fine il mondo arriva sull’orlo dell'ultimo giorno Cristo urlando sale nel cielo. Tutto il cielo è nero col ladrone salgono lampeggiando peccatori e martiri cantano come voli di uccelli, il tabernacolo e i gradini del tempio traballano tutti battono la faccia sui sassi e sugli zoccoli dei cavalli - undici uomini corrono con le loro parole su tutte le strade - il velo del tempio si spacca come una colomba leggerissima e i vecchi isterici urlano sulle soglie dei tribunali e dei mercati la terra si rompe come una pietra dura: questo è un temporale silenzioso un temporale senza fulmini ed acqua senza tuoni un temporale offeso e ferito sulla campagna sul Golgota che sembra una collina d'alluminio. Tutta l'acqua brucia in una sola fiammata come alcol i colpevoli soffocano le loro mani nella sabbia e corrono sui fianchi della collina come ipocriti insetti atterriti che traboccano da un calice.
Solo sulla faccia del centurione si scioglie la paura ed egli è salvo e leggero, i sacerdoti tremano e insieme sono felici prendono con sottili sorrisi le montagne e le mettono contro il sepolcro, mettono alla porta del sepolcro i soldati e sigillano la tomba come i soldi di Giuda. Non vogliono più inganni né uomini azzurri che incomincino a camminare dalla parte del sole non vogliono che nulla si muova sopra il cielo incendiato. Tutto si consuma ma dove sono gli undici che hanno capito? (Adesso avete capito correte con la fronte illuminata sulla strada del vostro trionfo getteranno sassi e non fiori siete undici canne che si alzarono).
Il sepolcro ha veramente sigilli e soldati che guardano la porta? Si sono mosse tutte le vene della terra e lontano uomini e donne hanno tremato per la luce bianca che è apparsa alle finestre come un deserto fremente di santi. Tutto sembra compiuto ma tutto ora deve essere fatto parola e gesto vita e conoscenza. Gesù fermo nel cielo dorme e piange sulle mani degli angeli.
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