Nel
corso del vernissage sarà presentata la corposa monografia a lui
dedicata dalla casa editrice Mazzotta "Geografia emozionale", che
darà anche il titolo all'esposizione. Trent'anni di attività e più di
settanta mostre all'attivo, personali e collettive in gallerie,
istituzioni e fiere d'arte, saranno evidenziati in un percorso di
cinquanta opere.
L'artista
fonda, nel 1998 il movimento "Symbolicum" insieme a Federico Honegger,
Fabio Massimo Ulivieri e con il poeta e critico d'arte Pedro Fiori che
scrive: "in un suo viaggio in Mauritania, Perna era rimasto colpito
dall'immagine del deserto. Aveva sentito il sortilegio della
"sensazione d'infinito" che si sprigiona da quella immensità. E' questa
"poesia d'infinito" la prima sensazione che ci affascina nei suoi
dipinti, palpitanti di battiti del mistero, di una simbiosi
spazio-colore-segno."
"Ciò
che prepotentemente emerge dai viaggi nel deserto", sostiene Perna, "è
il senso e la scoperta di nuove ricchezze. Quelle, per intenderci, che
non hanno una quotazione di mercato e che quindi non si possono
comprare."I viaggi sono per lui una inesauribile fonte di scoperte: un
formidabile bagaglio utilizzato poi nell'elaborazione del suo
linguaggio artistico – che eccede e supera ogni logora etichetta di
astrazione o informale - e che lo
porta
fino a promuovere, in Italia, il movimento artistico-culturale
"Geografia emozionale" fondato da Giuliana Bruno, ad Harvard, con il
monumentale Atlas of Emotions.
"Il
lavoro di Perna"- afferma Claudio Rizzi, curatore del volume di
Mazzotta - "è traduzione poetica di una visione profonda dell'uomo e
del mondo e accende una prospettiva oltre i confini del quotidiano."
Traduzione poetica che parte dalla visione - dai Miraggi, come titola
uno dei suoi cicli di opere - e ritorna alla vista con l'utilizzo di
una molteplicità di piani, di superfici, di equilibri e, verrebbe da
dire, di architetture. Dipinte con il colore dei ricordi, delle terre,
dei viaggi.
Forse,
il lavoro di Perna, ci introduce in un luogo che vorremmo abitare, pur
non potendolo definire. Uno spazio desiderato. Che si può creare e
vivere senza sapere da dove esattamente, poi, si sia entrati. Forse
solo l'arte ci da la possibilità di rapportarci, come ricordava Burri,
ad una "irriducibile presenza che rifiuta di essere tradotta in
qualsiasi altra forma di espressione."
Lucio
Perna arriva a Milano alla fine degli anni 70, entra in contatto con il
mondo artistico milanese e segue corsi di perfezionamento sulla tecnica
del colore. E' proficuo l'incontro con Remo Brindisi, con Ernesto
Treccani ed Aligi Sassu e con giovani di buon talento fra i quali
Enrico Muscetra. Partecipa a numerose iniziative culturali. Concorre a
rifondare e lanciare l'associazione culturale ed artistica "Proposte
d'Arte" alla quale partecipa attivamente e presso la quale organizza e
tiene seminari di ricerca e sperimentazione. Nel marzo del 1998 fonda
il movimento "SYMBOLICUM" con Federico Honegger,Fabio Masimo Ulivieri e
col poeta e critico d'arte PEDRO FIORI teorico del gruppo. Il manifesto
del movimento viene ufficialmente presentato alla mostra del 20 ottobre
dello stesso anno presso la galleria milanese Antonio Battaglia Arte
Contemporanea e alla V edizione di "ARTEFIERA MILANO". La pittura di
Perna, in oltre vent'anni di attività, si sviluppa alla ricerca di un
linguaggio che partendo da una figuralità emblematizzante (il ciclo
delle "Sirene" 1972-80 e quello delle "Maschere" 1980-88), giunge
all'attuale ricerca simbolica (I Miraggi) iniziata alla fine degli anni
80. Con i più recenti lavori, (OLI e TECNICHE MISTE) sintetizzando le
precedenti esperienze e seguendo un processo multimediale, Perna
traccia un percorso di ricerca molto personale che travalica
l'etichetta dell'astrazione o il richiamo informale. Nei suoi lavori si
legge un gesto liberatorio che lacera e crea. Di volta in volta si
muove come un geologo o un topografo declinando sulle superfici le
emozioni attraverso aggiustamenti tonali e modulati spostamenti
prospettici.
La concezione dello spazio, pur non rinunciando ad una certa tensione
prospettica, dà più il senso dell'illusione, del miraggio come
simulazione della visibilità.
Miraggio poeticamente inteso e rappresentato come ironico inganno dove
la relazione non è più tra vicino e lontano, come nell'ordine classico,
ma tra visibile ed ignoto. Lo spazio dell'immagine si espande come una
"magia cromatica". Le strutture vengono ridotte all'essenziale. Segni,
forme, colori si fondono nella sua iconologia in "silenziosi messaggi
di parole mai dette": un linguaggio-stile fatto di silenzi. Lo spazio
sensibilizzato nell'opera tende ad uscire dalla limitata superficie
traizionale verso dimensioni, spazialità nuova, diversa,"virtuale".
Ricerca espressiva questa che avvicina Perna al movimento artistico-
culturale "GEOGRAFIA EMOZIONALE", nato negli Stati Uniti America al
l'inizio di questo nuovo secolo, del quale è teorica Giuliana BRUNO,
docente ad Harvard, e che in Italia è stato sostenuto e divulgato dalla
rivista "ARIA". Perna ha esposto in numerose gallerie italiane ed
europee , in importanti Centri d'arte e cultura.