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Carlo Orsi E. Tadini |
Se si dovesse cercare di definire in poche parole lo stile della fotografia di Carlo Orsi, si potrebbe indicare, prima di tutto, qualche coppia di opposti: la coppia scabro-levigato, per esempio, la coppia semplice-complesso. O, addirittura, la coppia realistico-fantastico. Queste coppie di opposti si mostrano in azione non soltanto in una serie di fotografie, da una fotografia all'altra, ma, in molti casi, anche nelle singole fotografie. E' come se in un testo letterario si facessero sentire, insieme - accostati, affrontati- un tono "alto" e un tono "basso", parlato quotidiano e declamazione oratoria, discorso sintetico e discorso analitico. Ma è proprio quella che si chiama la ricchezza di un testo. Le scene-gli ambienti- cambiano radicalmente, nelle fotografie di Carlo Orsi. Ci sono scene e ambienti che sembrano mettere insieme un mondo da sofisticazione fantastica - da fanta-sofisticazione, proprio: con personaggi stravolti e impassibili, simili a splendidi replicanti. Ci sono scene e ambienti dove si mostra, del reale, la violenza, la durezza - o la raccolta semplicità. Ci sono scene e ambiente aperti e definiti dal caso, e che proprio per questo ci appaiono tanto più veri. Ci sono scene e ambienti da commedia borghese..... Che cosa vuol dire? Vuol dire che l'obiettivo di Carlo Orsi registra freddamente ciò che si mostra al suo sguardo meccanico? Questo vuol dire, piuttosto, che l'obiettivo di Carlo Orsi è come se fosse strutturato secondo certe categorie che sono nella mente di questo fotografo prima di ogni fotografia. E vuol dire anche che quell'obiettivo è come se fosse un organo, sollecitato direttamente dalla mente di questo fotografo- da quello, insomma, che questo fotografo pensa, sente, o ricorda. Così come ogni articolazione del nostro organismo è sollecitata dalla nostra mente mediante certi stimoli nervosi.
Potremmo anche dire che è come se lo sguardo meccanico dell'obiettivo si facesse sguardo vero, corporeo. Come se andasse alla cosa già carico della forma di un'idea, prima di tornarne carico di una figura. Ma forse, più semplicemente, si potrebbe dire così: l'obiettivo di Carlo Orsi sembra essere mosso, indirizzato e regolato, ogni volta, da qualche desiderio. Da qualche desiderio che ha come oggetto le forme della narrazione ancora prima che la cosa narrata. E' come se le fotografie di Carlo Orsi fossero le illustrazioni di un racconto. Anzi, no. Tutto al contrario. E' come se queste fotografie venissero prima di un racconto destinato a seguirle, a "illustrarle". E' questo lo spazio che le fotografie di Carlo Orsi sanno aprire ogni volta: lo spazio della narrazione.
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