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Anatomia di Guernica E. Tadini, Anatomia di Guernica, in “Successo”, gennaio 1965, a. VII, n. 1, pag. 92 |
Immaginate di avere un testo che, fra riproduzioni e commento, vi offra la storia vera e appassionante della nascita e dello sviluppo di un capolavoro della pittura, dai primi schizzi all’opera finita. Sarebbe una cosa di estremo interesse, certo, e non soltanto per gli specialisti, ma per chiunque: perché si sarebbe in grado non soltanto di capire il dipinto in tutta la sua struttura e in tutti i suoi significati, ma anche di vedere da vicino come lavora un grande pittore, e come nel suo lavoro entrano in contatto le illuminazioni improvvise e la pratica concreta e ostinata del dipingere. Questa ipotesi, piuttosto affascinante è diventata una realtà nel libro “Guernica, genesi di un dipinto”, scritto da Rudolf Arnheim e corredato da una serie di preziosissime riproduzioni, pubblicato ora in Italia da Feltrinelli. “Guernica” deve essere considerata una delle opere più importanti della pittura di questo secolo, se non addirittura la più importante. Il linguaggio libero e aperto dell’avanguardia è violentemente impegnato da Picasso a rappresentare una realtà storica estremamente significativa: e quel linguaggio ha più che mai modo di dimostrare tutta la sua concretezza e tutta la sua vitalità. Gli ultimi giorni dell’aprile 1937 gli aerei nazisti messi da Hitler al servizio di Franco bombardano la cittadina basca di Guernica. Pochi giorni dopo, Pablo Picasso si mette al lavoro. Sono piccoli disegni a matita su carta azzurra. La storia di “Guernica” è incominciata. Arnheim, professore di psicologia, incomincia il suo studio con un capitolo intitolato “Appunti sulla creatività”, in cui tra l’altro è contenuta una introduzione di metodo, molto documentata, una indicazione degli strumenti che verranno usati nell’indagine diretta e approfondita della genesi del dipinto e del dipinto stesso. I riferimenti alla psicoanalisi di Freud sono espliciti: perché per Arnheim si tratta anche di portare alla luce lo scaturire di un’immagine dal fluido stato dell’emozione ad una stabile presenza figurale. Poi incomincia l’esame di tutti i disegni preparatori, fino all’opera definitiva. Un’osservazione fondamentale di Arnheim è questa: “Guernica” non è «soltanto un’immagine di distruzione, di insensibilità e di desolazione», ma piuttosto «un appello alla speranza, alla resistenza, alla sopravvivenza». Non c’è solo una commossa partecipazione a una realtà conclusa: c’è una assoluta volontà di rappresentare integralmente una realtà in tutto il suo movimento, facendo aderire la forma, per così dire, direttamente all’emozione. E in questo senso il linguaggio dell’avanguardia pittorica, che Picasso aveva contribuito in modo fondamentale ad elaborare dagli inizi del secolo a quegli anni, è lo strumento espressivo ideale.
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