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Grazia Ribaudo
di Claudio Rizzi
Con espressione seria, mostra una tessera di riconoscimento delle Ferrovie dello Stato. La foto ritrae una bambina che ride con occhi divertiti, una fossetta sulla guancia e vitalità tale da forzare la carta d'identità per uscirne. Le note dichiarano: Grazia Ribaudo, segni particolari, nessuno, stato civile, nubile. La data indica che quel giorno Grazia aveva compiuto sei mesi. Compiaciuta e sorridente nell'ironia sempre viva, si gode il gioco, ripete i suoi dati, quasi a conferma, ride ancora e dice che già allora, lo dimostra il documento, era qualcuno. Ed è rimasta tale e quale, nello sguardo che sorride prima ancora della parola, nella fossetta che compare quando si diverte, nella vivacità che talvolta sembra non stare nella pelle. Grazia conosce bene pesi, misure e oneri della vita ma proprio per questo si concede spazi di buonumore e brani di allegria. È una scelta, una consapevolezza razionale che interviene a lenire ritmi e consuetudini del quotidiano. Ed è anche funzione terapeutica per chi la frequenta, medicina contagiosa e benefica. Si direbbe il prototipo di chi una ne fa e dieci ne pensa. E non siamo lontani. Dai giornali satirici negli anni di scuola alla collaborazione in ambito musicale, dai viaggi umanitari nella Croazia anni '90 alle scorribande sulla sua moto da corsa sino alle prove in circuito. Eppure non ha mai trascurato la passione per la lettura che emerge talvolta, citazione senza sfoggio, nel parallelo sociale o culturale. Ha frequentato mostre e gallerie, ha educato la confidenza con l'arte contemporanea senza perdere la misura d'equilibrio. È cresciuta nell'epoca web e ne ha assunto i cromosomi non solo nel dipingere ma nella visuale del mondo, nella prospettiva della comunicazione che lei si augura possa anche significare dialogo. Gioca con i capelli a bande rosse e dice che le vorrebbe verde Kawasaki, cerca di evitare la serietà del self-made e nell'ironia spiazza l'interlocutore. Ma professionalità e sobrietà si attestano davvero in alto profilo. Il dipinto appare di soluzione immediata, sensazione che ne esalta freschezza e vigore ma in realtà deriva da un forte dominio degli elementi, dei simboli e dei significati, come rarefazione letteraria di intensità poetica. Anche i suoi x-mailer, espressione strana che dovrebbe significare il sottopelle della rete, sono 118 scelti e voluti, non casuali, intesi nella necessità e nella coerenza del dipinto. Riconosce nella scrittura la traccia che conduce l'umanità dalla prima fase evolutiva ai nostri giorni. Al fascino della memoria antepone il valore strumentale e interpreta il crollo di Babele nell'unicità della rete. Le diverse appartenenze, etniche e religiose, filosofiche o politiche, si contrappongono ma si incontrano in unica agorà e nell'omologazione del mezzo eludono sostanziali differenze a beneficio del confronto. Grazia Ribaudo ha riflettuto molto sul concetto di colloquio e sul valore esistenziale della parola. La scrittura si esprime nella relazione interlocutoria ma risuona anche nell'isolamento. Nella rete convivono, contraddittorie ma complementari, le due condizioni. Grazia scolpisce nel colore un segnale di identità. Un punto stabile nell'oceano di interazioni. Poi si ferma, si scioglie e ride. Minimizzare per demitizzare. Non tutto converge in internet e l'allegria abita ancora nel carattere.
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