|
La critica
Anna Chiara Anselmi
Il Manifesto programmatico del moevimento fondato dal Testagrossa, - NEO PRIMITIVISMO 2000- costituisce un supporto indispensabile a conoscere e valutare nella sua giusta dimensione la produzione dell’artista…
… il movimento si propone infatti il ritorno ad un’arte sincera, lontana dai giochi effimeri di un certo avanguardismo contemporaneo ed impgnata nel recupero di figurazioni che esprimano l’essenza della nostra cività mediterranea.
LA scelta del graffito come strumento di espressione rivala, non a caso, la convinsione che l’arte sia innanzitutto comunicazione: il ritorno a scalfire la materia per farla parlare rievoca suggestioni di antica memoria, dai graffiti preistorici agli affreschi rinascimentali, fino alla gestualità, pura di tanti indirizzi pittorici contemporanei.
Testagrossa si esprime con un gesto essenziale, sintetico e fortemente espressivo, ricorre a colori terrosi, cali e solari come la nostra terra e rievoca epoche del passato, in cui l’uomo viveva in comunuione con la natura, ingenuamente ignaro di tutti quelli che sarebbero stati, poi, i falsi miti dell’umanità: il denaro, il successo ad ogni costo e quanto da essi derivato. La puttura di Testagrossa, riporta in auge gli antichi sistemi di preparazione degli affreschi, nonché la purezza della grafia infantile oo di verte espressioni artistiche dei primordi dell’umanità: alle soglie del duemila offre una boccata di aria fresca, recuperando quanto, fino ad oggi, l’uomo ha realizzato con le proprie mani.
Figure di antichi guerrieri, agili silhouette dal profilo scattante, paesaggi di sapore medioevale, ed in ogni caso la presenza dell’uomoo che riempie di se lo spazio pittorico sono tradotte con un segno incisivo tipicodel graffito, frutto del gsto altamente significante con cui l’autore vuole sollecitare nello spettatore un balso a ritroso nel tempo, alla ricerca delle proprie origini e della propria identità.
Roberto Sanesi
Sapendo quanto sia raro incontrare fra intenzioni e risoluzioni una concordanza che non sia piramente teorica, e magari velleitaria, questo pittore, che si direbbe perseguire una via alquanto inusitata rispetto ai modelli correnti, appare assai consapevole degli aspeti più espliciti del suo lavoro. Materia povera, figurazione istintiva, innocenza, semplicità: i temrini più frequenti sono questi. E per quanto sia chiaro se il tono con il quale Testagrossa si confessa, sia di modestia e di segreta femezza, certmaente corrispondono a quanto le opere, a una prima osservazione, sono pronte a testimoniare.
Fissate in una tonalità unica di terre chiare, o ambrate, o bruciate; immerse in un colore consunto, da affresco che tende ad allontanare ogni effetto in una luce che pur intuendosi mediterranea si manifesta sempre come crepuscolare, assorta, come se il momento privilegiato fosse quello del transito verso la notte – e nulla vieta di intendere quel silensione sopravvivente come una metafoda più o meno consapevole; più che staccarsi da questo magro impasto di materia già di per sé allusiva a un certo primitivismo di visione, le fiugre vi si immobilizzano, quasi non fossero altro che impronte sul punto di scomparire.
Dalla tela e dalla memoria. Essendo forse proprio questa inquietudine di una spirazione che tentano di comunicare, con nostalgia e desiderio insieme.
Malgrado la struttura delle forme lasci intendere una sorta di monumentalità arcarica, cona ccenni al menhir, alla colonna, alla pietra sacrificale, e malgrado i sogetti (gli oggetti), figure umane e animali, siano rilevati da ombreggiature, ciò che caratterizza questa pittura non è, come invece semprerebbe, più un’insistenza plastica apparentemene più consona ad un’evoluzione di tipo mistrico pastoriale, ma piuttosto il sengo, la graffiatura, l’incisione, con un immediato rimando dall’affesco all’arte rupestre. Da cui, ancora una volta, la diffusa sensazione di un intenso desiderio di recupero: del tempo, o ferse, meglio, di un modo di essere nel tempo, secondo gesti solenni, silenziosi. E tuttavia non per questo sereni.
Questo “ritorno”, per ilq uale il pittore si avvale (facendoli suoi) i mdoi stilistici di lontana provenienza e che comunque non mi stupirei si fossero stati filtrati da artisti che a loro volta li fecero propri, e per il clima austero e, sacratel magico, si potrebbero avanzare con cautela i nomi, fra loro, non poi così contraddittori di Marino Marini, o del Licini delle Amalasunte. Questo “ritorno” non è privo di perplessità. E non a caso le figure assumono in genere atenggiamenti d’attesa e di stupore, e ci appaiono infatti, in qualche luogo, quasi riassorbite nella materia, o frammentarie, così come a tratti e non meno significativamente se questo “ritorno” lo intendiamo un momendo emblemativo del “continuum” del ciclo naturale, ci appaiono sovrapposte, incrociate, fatte fra loro simili per incessanti metamorfosi, restituite ann’energia che le genera, e che il pittore si sforza di trattenere. Così che quando resta da contemplare non è tanto la traccia incerta di un tempo irrecuperabile, quanto la riaffermazione di una presenza.
Danilo Eccher
“Lasciare la traccia” questo può essere il motto per l’operazione artistica svolta da Gianfranco Testagrossa, l’analisi del tempo muto nell’esorcismo della temporalità.
L’angoscia della morte, dello scorrere inesorabile del tempo che cancella il pasato così come cancellerà il presente, la vita che è tale solo in rapporto alla morte, la transitorietà con tutto il suo peso di vacuità, di miseria: qiuesti sono i temi che spingono Testagrossa a combattere Crono, ad incitare all’attimo di esistenza. Il temp non vinee assolutizzato, estraniato, bensì viene rivisitato storicamente riscoprendo quelle tracce che non hanno resistitio all’appiattimento ed ora si levano ad indicare le radici dell’Uomo.
Proprio l’individuazione di queste origini e dei suoi successivi sviluppi, consentono ora la compnesione dell’uomo moderno e dei suoi errori; tra passato e presente si colloca lo spazio artistico entro il quale Gianfranco Testagrossa compie i suoi funambolismi pittorici. L’Arte che ne risulta è un’alchimia visiva dove gli elementi del passato sono resi tangibili e ricostruiti attraverso i “resti murali”, mentre l’odierno, la datazione, viene resa dall’immagine, la cui stilizzazione è il frutto di una rivisitazione istintiva di tutta la pittura contemporanea.
L’animalità e l’istinto riscoperti nell’origine della natura, prendono il sopravvento sulal robotizzazione dell’uomo contemporaneo, il tratto di trasforma in incisione e le figure che questa operazione genera, rievocano il mondo antico ed esprimono tutto il loro rifiuto per la società stereotipata moderna.
L’Uomo compie la propria metamorfosi riscoprendo in sé l’animale toemico, riscoprendo i propri immortali valori ed ora guarda al proprio futuro.
L’arte di Gianfranco Testagrossa vuole essere una messaggio di bene, che affondando le proprie radici nel suo patrimonio storico, guarda con coraggio al futuro.
Lucia Zaniboni
Troviamo nella pittura di Testagrossa la proposta del discorso murale e vascolare impostato con tencica e concesioni moderna e la grafica, in cui l’artista svolge una ricerca che lo colloca fra i pittori più nuovi. Sono opere di indubbio valore, Il linguaggio di testagrossa, anche se richiede di essere da un certo tempo a contatto con la pittura, è immediato, e va poi al di là di quella che era stata la prima suggestione. L’uomo ha percorso un grande cammino, ha raggiunto una notevole vetta nel campo scientifico e tecnologico, ma la sua battaglia sarà stata inutile se non troverà la strada che rimedi all’auto distruzione, consenguenza delle sue invenzioni e scoperte. Le battaglie, le figure emblematiche in attesa, ahanno un valore simbolico, Testagrossa si cimenta nel discorso della problematicità, dela comunicabilità del messaggio e dela pace come vera aspirazione dell’uomo.
Ettore Benestare
Il linguaggio di Gianfranco Testagrossa non ha alcunchè di problematico.
Attratto dalla bellezza, dalla semplciità, dalla linea e dal sibolo, egli è riuscito a creare (in chiave moderna) un tipo di pittura che potrebbe essere definitio “rupestre” per le sue qualità tecnico – stilistiche.
La linea di muove, crea, modella, con decisione di tratto ed armonia; una linea che potrebbe fare a mano di colori e sfumature per dire , per poetare.
Così è nelle bozze e nei disegni. Niente ombre, neinte sfumature; solo la linea; netta, desica, armonica come misura per definire e dare valore alle figure.
Ma Testagrossa usa con preziosa maestria non soltanto la spatola per incidere: una anche i colori. Ambra e terra, combinati in una miriade di sfumature, predominano nella sua arte, “quale espressione dell’universo” (come egli stesso dice) “perché ambra e terra sono i colori della vita, del sole e del nostro pianeta”, cosicchè dalle sue opere traspare un senso di calore e di umano.
Ogni quando si parla delle storture della società, di velenosi inquinamenti, di catastrofi ecologiche, di egoismi violenti, più che mai la tematica di Testagrossa è attuale.
Di contro all’irrazionalità dell’egoismo, che ciecamente spinge l’uomo verso l’autodistruzione, si erge l’opera artistica di Testagrossa come un severo monito; come un invito a riscoprire antichi valori ed a lottare per la salvaguardia dell’esistenza.
E’ un messaggio che, unitamente alle capacità interpretative e alle qualità tecnico stilistiche, fa di Testagrossa un artista bravo e impegnato con orizzonti lontani.
Giorgio Rota
Il Maestro, brillantemenre affermato anche in campo internazionale, effettua graffiti e nelle sculture un’operazione di recuero e, al tempo stesso, creatività, delle epoche della storia dell’uomo, (in particolare della preistoria), avvalendosi di una singolare disposizione operativa e memoriale e di un’accesa sensibilità spirituale.
Questi “tratti” e “doti” della sua viva personalità tendono soprattutto ad elevare il tempo (o dimensione cronologica) a metro e misura di tale ricognizionae creativa di erà passate, ma che rivivono nell’artista (ded in noi, grazie alla sua squisita sensibilità) e che si devono intendere come la continuità incesssante di un processo vitale, umano ed artistico che altro non è se non la sotria dell’umanità (non solo la storia delll’arte) con i cuoi drammi e le sue speranze, coi suoi rapidi passi in avanti e le delusioni, con la gioia di vivere, di creare e dicredere, ma specialmente, con la riscoperta del vincolo universale dell’amore, che lega tutti gli esseri del creato tra loor.
Il tempo è sviluppo, progresso, continuità, creazione, vita, fede, incrollabile nei valori etrni delle generazioni e della tradizione; il tempo è oblio dei secoli, ma anche e soprattutto la rivinciata di nuove forme di vita ee di “modi di essere” che si pongono su una linea di continua trasformazioen e mutamento, ma che sempre si svolgono all’insegna dell’unità del progresso e della speranza in un domani migliore.
La storia dell’uomo, quindi, è vista da Testagrossa come la pagina eterna di un libro immortale su cui non è mai scritta la parola “fine”, perché espressione del miracolo sconvolgente dei secoli sul quale si irradia l’affascinante melodia della piesia del tempo, sempre diverso da sé, eppure, sempre uguale a se stesso nella costruzione e nella testimonianza dlela stupenda favola dei mortali.
Maria Torrente
Il discorso di Gianfranco Testagrossa nasce a mio avviso come fatto poetico: molto più sottile, tuttavia, dello slancio romantico che si pone, come “recherche du temps perdu” , vibrazione-evocazione mnemonica, lirica effuzione, controcanto figurativo da opporre alla pluralistica ambiguità della vicenda artistica attuale. Il procedimento èuna mimesi a ritroso dell’affresco e del graffito: come girare all’indietro le lancette dell’orologio, in qualche modo una finzione, giocare a rimpiattino con se stessi per trasformare la propria esitenza, volontaria autoremagirnazione nel referene figurativo retrodatato.
L’attitudine a ripiegarsi sull’esperienza storica è più uno strato d’animo che uan reinvenzione di comodo da utilizzare in antitesi al’universo tecnologico: è il sentimento di un’energia immaginativa e crativa non intaccccata dal fluire del passato.
Una figura dall’esterno, (i presente dell’arte mercificata) verso l’interno, zona fluida dalla quale mergono i frammenti delle cose. Orfeso scende agli Inferi per ritrovare la consolazione della parola, ma questa è impronunziabile; nel silenzio efli si fa sguardo disarmato. Allora i segni e le figure , pesci, cavalli, uccelli, forme antropomorfe, prdono il carattere di oggetti d’uso acquisito (e consunto) nel lungo viaggio attraverso i secoli, per tornare ad essere momenti di vita, simboli, addirituttra proiezioni fantastiche del sogni interrrotto, non definibili reperti che non hanno esaurito la propria vicenda espressiva.
Fisionomie racchiuse nell’immobilità della grotta preistorica, superfici ibernate nel suggello murario dell’affresco: metafore con le quali ‘artista rovescia la mancanza di Essere nell’esercizio, infine, del dipingere.
Il punto di partenza di analisi dell’itinerario artistico del Testagrossa, è l’umanità colta nella sua crisi etica ed ideologica, nell’aspro cammino per superare le sue ferinitià e i suoi limiti, alla ricerca sofferta di approdi e di certezza, le quali possono pervenire solo dalla parte più sana ed energica della nostra natura umabna.
Nel processo di creazione delle sue opere, l’Artesita trae spunto proprio dalla semplice natura organica nella cui espressiva, rappresentazione emblematica lo sviluppo progressivo della liena nitida mantiene costante la tensione espressiva, raggiungendo un’apprezzabile purezza plastica. Questo linguaggio “biologico” rende facilmente comprensibile il suo discorso e assicura alle sue creazioni l’essenzialità degli archetipi cui si riferiscono: la donna, archetipo di fertilità; il guerriero, dignitosa fierezza, il cavallo, espansa libertà dell’agio umano. Ad esso si unisce il giuoco sinuoso e sicuro della linea che dà alla figura , dai colori logorati, un senso di vitalità, di solenne grandiosità, una forma spiccatamente plastica, indifferente all’eleganza decorativa e pur ricca di armonia.
Un’espressione segnica, quindi, che pure esalta nel volumne il movimento cromatico del corpo umano, sentito nelle sue forme essenziali, scevro di grazia psicologica, percosso però da una segreta vita interiore, significata dal volto peraso da un irrigidità e smarrita tensione.
Carlo Franza
Gianfrando Testagrossa muove tutto il suo lavoro in un esercizio vermante mirabolante; il grande affresco della vita e del mondo si scolpone in sequenze, seminando allusioi, sentimenti, oggetti e forme, rivivendo insolla le sembianze dei corpi antichi , e stabilendo nessi inediti e tipi attuali; e nell’intevallo di metamorfosi ed enumerazione, disquisizioni ed emozioni si alternano, aderendo al processo geologico del mondo, ad una grande metafora fisiologica, dove il pittore racconta e rivive il grande affresco della storia e delle storie del mondo, e l’Uomo attorno alla femminilità, alla grazia innata, ad un equivalente ermafrodita, modello detentore di essenziali facoltàopposte e complementari. Quella del Testagrossa appare una grande pittura scenica, mitizzata sul piano simbolicao della fantasia, sospesa tra un significato realismo ed una vertiginosa libertà che illumina la favola innocene del mondo, che traspare da un linguaggio di linee e forme e soprattutto da una materia e da un colore che è proprio della terrestrità.
Pepè Spatari
L’umanesimo rupestre di Gianfranco Testagrossa
Gianfranco Testagrossa, artista poliedrico, interprete autentico delle sensibilità, degli attenggiamenti e delle aspirazioni del nostro tempo, lascia l’intimità ed i silenzi del suo studio mianese per offrirsi, in una spregiudicata nudità operativa, alla piazza brulicante, per un incontro vero, senza diaframmi, con la gente.
E per tale esaltante esperienza d’arte e di vita Egli ha scelto Militello Rosmarino, paese di Sicilia, perché il padre, figlio di Sicilia, gli aveva raccontato di una mitica terra, regno della lice e dei colori caldi. Così, da sostrato mediterrano, agiore l’arte di Gianfranco Testagrossa, artista rigoroso e misurato, ma soprendentemente istintivo. Ed è vermaente difficile pensare come possa nasce da gesto, cioè da coincidenza dell’atto del dipingere con la forza imperiosa dell’urgere, il suo linguaggio pittorico fatto di colori accessi che tendono sempre a smorzarsi secondo procedimenti chimici legati allo scorrere ineluttabile del tempo e di linee decise, pulite, essenziali e pure suscitattrici di emozioni e, conseguentemente, pregnanti di calda umanità.
E le lineee si muovono sull’ancestrale tessuto magno greco, dunque anche per un bisogno innato, e vanno ancora oltre, verso i primordi della civiltà dell’uomo, per isolare forme archetipe e costruitti scenografici, attraverso i quali si articola la potenza espressiva dell’artista.
Sapore intensamnte rupestre sprigionano i graffiti delle frescografie, con le quali l’artista si present alla gente di militello, e sulla rupe Egli sembra avere fissato non solo la realtà e la vigoria dell’uomo della preistoria, quanto anche tutte el caratterizzazione delle civiltà che da quel magico momento distringueranno il cammino della storia.
L’uomo di Testagrossa non è, dunque, circonscivibile ad un territorio determinato oad una particolare epoca. Egli è l’uomo di sempre: egli è concetto universale: eè entità bio.psichica, è spiritualità ed è Storia, anzi la Storia, perché ne costituisce l’unico, vero, importante argomento.
Pedro Fiori
Una iconografia possente nelle forme, nella tensine dei blocchi figurali, icastici, ma al tempo stesso nutrici da un respiro ritmico che la linea del disegno trasforma in qualcosa di etereo. E’ il racconto di una favola fatta di umanità e di speranza, segno del tempo, ma anche traccia che sopravvive oltre il tempo. Ancestrale e moderna come la vita. Ma nel suo midollo l’immagine di questo artista continua ad essere una testimonianza dei contenuti. Un modo di leggere nel profondo dell’uomo – da primitivo a quello attuale .-, un modo di scrutare il nucleo dei suoi sentimenti. Tutto ciò, infine, che fa della nostra cita una successione di esprienze, un insime di gioie e di sofferenze.
I dipinti di Testagrossa , che egli chiama “frescografie” (ritologia esegita su supporti che sembrano “graffiti” o “muri” o “affreschi”) hanno un legame simbolico, inconscio, sotterraneo, con i documenti ancestrali, con i riti che il primitivo racchiudeva nei segni incisi all’interno delle caverne o su frammenti di pietra e di roccia. Il processo di una “storia” che il cavernicolo esprimeva – ancora a livello di linguaggio prelogico – per spiegarsi il mistero della vita e dell’universo. Il senso della nascita e della morte. I simboli della religione e della fecondità. Il rituale venatorio delle raffigurazioni di animale che precedeva ogni ricerca di cibo.
(..)Testagrossa parte infatti da quella ttraccia milenaria della presenza umana sulla terra e ricerca dopo, attraverso le proprie esperienze emozionali di uomo attuale, una sorta di “storia di sentimenti”. Espressionistiche all’origine nei segni, sensibili nelle superfici cromatiche che vibrano con una materia timbrica corposa e a volte sfumata, vicina, direi, all’intangibile della luce, le sue opere rivelano qualcosa di misterioso, ma esistente dntro di noi, qualcosa che sveglia nascoste sensazioni.
Comunicano una verità che diventa realtà e metafora, esistenza e magia. Morfologie che si alzano dal quadro come fossero testimonianze di pietra, come iconogrammi senza età di quel fenomeno ineluttabile che è il comunicare. Gianfranco Testagrossa è un artista giovane ma possiede già elementi necessari per approfondire jun discorso impegnativo, per sviluppare e portare ancora più avanti le prprie qualità, le possibilità potenziali che sono contenute nella sua pittura. Egli ha qualcosa da dire. E qiuesta è la condizione fondamentale per essere qualcuno. Il resto lo fanno il tempo e il lavoro: due strumenti senza i quali ogni promessa rimane soltanto una bella promessa.
La poesia
Nel suo percorso artistico, Gainfranco Testagrossa si è dedicato anche alla poesia. Ha pubblicato nel Repertorio di Poesia Contemporanea, Ursini editore, nel volume di Poesie “Atemporale”, Cultura Duemila Editrice e nella rivista di Poesia “Dea Cagna”.
Le sue poesie sono state trasmesse su Radio Play Brianza e lette a Palazzo Sormani e altri centri Culturali e Letterari.
Angelo ribelle
… Stolto è vivere
Tempo incosciente
Dell’essere apparente
Nel nulla imperante
Stolto è credere
Nell’arida coscienza
Del futile sociale
Amaro è il calice
Offerto dal beffardo
contemporaneo tempo
artista bevi
soffoca angelo ribelle
essenza antica tua
difendi
muori il giorno che passa
impotente all’ira
domina furore
crea
la bellezza dell’umiltà
il pensiero nelle verità
l’anima nella sincerità
creazione
vita
umanità
La biografia
Gianfranco Testagrossa nasce a Milano il 3 luglio 1948. Pittore, scultore, grafico, autodidatta, dipinge dal 1960. La sua pittura in Affresco- graffito (fresco Graffito) nasce nel 1972. Sempre el 1972 nasce il Manifesto NEO PRIMITIVISMO ANNO 2000 , formalizzato successivmaente nel 1989 ed ufficializzato nel 1991. Partecipa attivamente alla vita artistica nazionale dal 1973. Sino ad oggi ha allestito più di 50 mostre personali ed ha partecipato ad una quarantina di mostre collettive e rassegne d’Arte in Italia e all’Estero. Tra le sue attività artistiche si annovera anche la poesia.
Personali
2009 – Spazio Tadini Milano
2009 – Spazio d’Arte Mano in Mano, Milano centro culturale San Protraso
2008 – 2007- 2004 Centro culturale San Protraso, Milano
2005 - Spazio d’arte Sei A, Milano
2003 – Galleria d’arte La Meridiana, Messina - Galleria d’arte i Portici, Tradate (Va)
2002 – Centro culturale Puskin, Milano
2001 – Centro culturale San Protrasio, Milano
2000 – galleria d’Arte la Meridiana, Messina
1999 – Sporting Club, Bresso (Mi)
1998 – Sassetti Cultura, Milano
1997- galleria Paolus, Anversa Belgio
1996 - Centro d’Arte e Cultura Isola, Milano -
1995 - Salone ex poste, Monza
1994 – Centro Culturale Itlaia dell’Arte – Miart “Arte Europa” parco esposizioni di Novegro, Mi – Galleria La Meridiana, Messina – Centro Cultura Isola, Milnao, Presentazione Monografia Arte del Tempo Miano Editore, Milano.
1993 – Rassegna Maestri del Secondo Novecento, Roma –Galleria La Meridiana, Messina, - Proiezione Video, Milano – Personale Spazio MultiArt, Milano – Galleria Fiatarte – Personale Galleria I Portici, Tradate (Mi) – Personale Autozero, Milano due Milano – centro Cultura Isola, Milano
1992 – Galleria Gavioli, Monterotondo, Roma – Personale di pittura e scultura Centro d’arte Cultura Isola, Milano –
1991 – Caffè letterario PORTNOY, Milano: Performance Poetica – Galleria la Meridiana, Messina . Performance Poetica Radio Play Lissone Milano- Assessorato cultura Città di Tradate (Mi).
1990 - Personale Studio Panigatti, Milano – Galleria Giordano, Genova – Torre Capitolare, Comune di Porto Venere (SP)
1989 – Galleria La Bottega dell’Arte, Vimercate (MI) – Centro d’Arte VIE, Milano
1988 -Expo Arte, Bari – Galleria d’Arte IL CASO Avezzano
1987 – Galleria Albanese, Sesto San Giovanni, Milano – Arte su Muro, Messina
1986 – Personale CITIFIN, Firenze, Museo etnografico di Montodine (Cremona)
1985 – Personale CITIFIN, Torino – Panigatti, Milano
1984 – Galleria CITIFIN, Milano, Serra de Pisis, Comune di Brugherio (Mi) – Galleria La Meridiana, Messina.
1983 – Galleria Studio Panigatti, Milano
1982 – Casinò Municipale di Sanremo – Galleria L’Angolo del Collezionista, Legnano – galleria farini, Modena.
1981 – Galleria La Meridiana, Messina – Galleria Araldo, Bergamo – Fondazione Culturale Benendict, Modena – Personale Galleria 9 Colonne, Bologna – Fondazione Culturale Benedict, e rispettivamente a Reggio Emilia, Parma e Bologna- Galleria Little Gallery, Vienna Milano – Personale Galleria Il Mercante, Milano.
1980 – Personale Galleria Civica Calvairate, Milano – Galleria “Il Salotto A “ Como.
1979 – Galleria 9 Colonne, Trento – Galleria matuzia, Sanremo – Galleria Valori, Milano, centro Pusigno, Camerota (SA) – Edmondo De Amcisi per l’anno del Fanciullo, Comune di Imperia.
1978 – Arengario Museo Civico, Monza- Studi d’Arte, Legnano (Mi) – Studio 81, Sesto San Giovanni Citybank, Milano
1977- Studio, Milano – Galleria Ca Vegia, Lecco – Galleria La Garitta, Bergamo – Premio Asla Galleria, Palermo – Collettiva Studio 81, Sesto San Giovanni (Mi)
1976 – Galleria san Barnaba, Milano – Premio Il Tamburo, galleria Modigliani, Milano
1974 – Galleria carrobbiio, Vigevano (mi) – Gaalleria San Barnaba, Milano
1973 – Galleria Duomo, Milano.
Collettive
2005 – Codici Linguistici, famiglia Artistica Milanese – Milano
2004 –Inside The Art Galleria d’Arte el catalejo, Marbella – Spagna
2003 - Collezione Spazio Santabarbara – Milano
2002 – Rassegna d’arte Parco Esposizioni di Novegro, Milano (4 edizione), Spazio Santabarbara, Mialno, Centro culturale Puskin, Milano
2001 – Associazione culturale Renzo Cortina 60 pittori sculturi e fotografi, Milano
2000 – Inedita, Spazio Santabarbara, Milano
1997- Galleria d’Arte Internazionale di Ginevra, Svizzera
1995 – Fiera d’arte internazionale Gante, Belgio- due edizioni
1996 – Galleria d’Arte Internazionale di Ginevra, Svizzera
1992 – Rassegna Contemporanea Il Fantastico nell’arte, Sala Stazione Centrale Milano, promossa da edizioni Comed - Pittura e scultura Il Tempo e lo spazio della Piramide (Opera scultorea) Arti visive, Matera – Collettiva pittori Bagutta presso la sede della banca Popolare di Milano- Rassegna Pittura Lombardia – Europa, Cntro espositivo Elmepe, Erba (Co).
1989- Antologia 4 personali per 4 artisti Villa Ghirlanda Silva, Cinisello Balsamo, Milano –
1988 – Expo arte Bari, Lainate in fiore, Rassegna pittura contemporanea, Lion’s club Lainate, Milano
1987 - Rassegna Arte Lombardia Galleria Di Lauro, Milano – 15 giorni d’arte a Militello Rosmarino, Messina
1986 – Dimensione ecologica e semplicità di vita nel cantico delle Creature, Chiesa Immacolata di Messina
1985 – Collettiva Gallery, Bollate, Milano – Colletiva Galleria cavallotti, Monza
1984 – Collettiva Studio Panigatti, Milano, Collettiva Galleria Sala D’arte Cavallotti Monza
1983- Rassegna Arte Contemporanea Galleria Civica Monza, 30° biennale d’arte Città della Spezia
1982 – Rassegna Prima settimana senese Arti figurative, Siena – Galleria La Meridiana, Omaggio a san Francesco Messina, Rassegna regionale Arte Contemporanea, Vighizzolo di Cantù Como
1978 – Collettiva internazionale INTER ARS AMERICA, Parigi (Francia)
1977 -Collettiva internazionale INTER ARS AMERICA, Miami, Florida, USA. Collettiva Studio 81, Sesto San Giovanni.
1976- collettiva studio 81 Sesto San Giovanni, Milano
1975- Mostra Mercato Arti figurative, Pesaro – Collettiva Pro Loco, Melegnano MI, Collettiva Palazzo Dell’Arte, Milano.
1974 – Rassegna Grafica Internazioanle Museo Scienza Tecnica, Milano- Collettiva Galleria “Al caminetto” Novara –
1973 – Rassegna pittura contemporanea Museo scienza – tecnica Milano – Collettiva Galleria EIDAC, Milano – Collettiva Arte Lambro Club, Milano.
PREMI E RICONOSCIMENTI
1995 – Primo Premio Pennello d’argento, rassegna d’arte, A. Residenti, Milano 2 Segrate.
1993 – Coppa Italia dell’arte centro culturale Italia dell’arte
1991 – Coppa Gran Premio Internazionale ferrovie statali Fs. Milano
1986 – Coppa Finidam Finaziaria, Centro culturale lucan, Monza
1895 – Coppa Ente provinciale turismo premio Rivarolo, Mantova, Targa sistema museale Lombardia, Galleria D’arte modrna Premio Comerio, Legnano
1983 - Coppa Banca Agricola Mantovana, Premio Rivarolo
1980 – Targa Cariplo, Premio Il Meneghino, Milano
1977 – Medaglia d’oro associazione siciliana lettere ed arti - Medaglia di Bronzo turismo e spettacolo Premio ASLA, Palermo
1976 – Coppa Istituto Bancario S Paolo di Torino, Premio Fiat Om, Milano- Premio Il tamburo galleria Modigliani, Milano
1975 – Coppa Regione Lombardia Premio San Barnaba Galleria San Barnaba Milano, Coppa Cultura, Turismo e Spettacolo Premio Stramilano, Comune di Milano
1974 - Coppa Modigliani, premio Il Tamburo, Milano – Targa Gruppo PIM Art – Premio Leonardo, Milano – Premio Arte Natura, Comune di Bova superiore, Reggio calabria – Premio Leonardo, Pavia
1973 – Medaglia d’oro Premio galleria Duomo, Milano – Premio Torchietto Museo Scienza e tecnica, Milano |
|